Educazione finanziaria: i passi da intraprendere
L’esperto, Il dott. Lucio Insinga risponde: “Importante educarsi dal punto di vista finanziario. E’ una solida base!”
L’educazione finanziaria legata al tema della finanza d’impresa affronta un argomento che nasce nel momento nel quale la società risulta regolarmente costituita, perché da allora i “soci” sono veramente tali.
In realtà questo concetto nel mercato statunitense e anglosassone è ampiamente superato, potendo gli aspiranti imprenditori vedersi finanziati dei veri progetti d’impresa ancor prima di costituire la società.
In Italia, invece e nella gran parte dei casi, se la società non è costituita il piano industriale non viene neppure visionato. E’ importante quindi educarsi dal punto di vista finanziario perché una solida base, anche teorica, può aiutare gli imprenditori, quelli già in attività o aspiranti tali ad interpretare i segnali del rapido e repentino cambiamento che impone le regole di un mercato globale.
Per comprendere questo complesso mutamento, le nuove strategie da adottare, e come formarsi in materia di educazione finanziaria abbiamo scambiato due chiacchiere con il dott. Lucio Insinga, amministratore delegato di Management Capital Partner e autore di “Come finanziare l’impresa. Attori, strumenti e metodi per potenziare la crescita”.
Un testo pubblicato dalla casa editrice Primiceri Editore.
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Dott. Lucio Insinga il suo studio è caratterizzato da una spiccata capacità nel saper coniugare concretezza ed esperienza nel settore finanziario con il quale, oggi più che mai sono chiamati a confrontarsi tutte le professionalità imprenditoriali e manageriali che governano i sistemi industriali e produttivi ma anche gli aspiranti imprenditori.
Come è nata l’idea di scrivere questo testo?
Prima di rispondere a questa domanda, mi consenta di rinnovare pubblicamente i miei più sentiti ringraziamenti al mio editore Salvatore Primiceri, fondatore della Casa Editrice Primiceri che ha accettato la mia sfida ed apprezzato il mio sforzo di realizzare un’opera che si prefigge di poter contribuire ad aumentare l’attuale conoscenza e il livello di educazione finanziaria.
Oggi, in un mondo che comunica al massimo con i 140 caratteri di Twitter, nel quale la credibilità della notizia è certificata, prim’ancora che dalla sua genuinità e dall’autorevolezza della fonte, soltanto dalla sua capacità virale, Le assicuro che trovare editori che vogliono coinvestire con autori “non famosi” quale io sono, non è cosa facile, quindi spero che questo sforzo comune potrà soddisfare le singole aspettative.
Ciò posto e doveroso, rispondo al suo quesito. Nel corso della mia carriera manageriale e di formatore nell’area amministrazione finanza e controllo, ho avuto modo di constatare come alcune tematiche, pur rappresentando il cuore di una crescita equilibrata dell’azienda, non sono adeguatamente presidiate dai diretti interessati (imprenditori) e come molti professionisti a volte per pura apatia, oppure per la limitata conoscenza di altre opzioni, indirizzino le scelte imprenditoriali esclusivamente verso percorsi in qualche misura, già frequentati.
La sconoscenza da parte dei primi e la scarsa attitudine al nuovo da parte di taluni professionisti, non consente pertanto alle aziende di poter sfruttare appieno le potenzialità che, ad esempio, il mercato del capitale non bancario oggi offre loro.
Lo scopo principale del presente libro è quindi quello di migliorare l’educazione finanziaria, offrendo ai professionisti e agli imprenditori che lo vorranno, l’opportunità di avere un testo che consenta loro di aumentare la conoscenza del panorama finanziario e le alternative che oggi offre il mercato dei capitali non bancario.
La pratica del crowdfunding che sfrutta le potenzialità della rete, coinvolgendo attori diversi dal sistema bancario attraverso modalità innovative rispetto al passato, quanto può incedere su un business?
La Rete appunto. Ci siamo fatalmente imbattuti in una parola chiave della contemporaneità. Non si tratta di una semplice infrastruttura ma di un termine di valore che ha modificato le organizzazioni produttive e i percorsi di business in un tempo molto limitato, con la conseguenza che il “soggetto-impresa” ha mutato il suo volto.
Quello che deve rimanere fermo, nel turbinio della trasformazione, deve essere il “sogno”, la vera stella polare che rimane il primum movens (lo ha spiegato molto Brunello Cucinelli ne Il sogno di Solomeo ed. Feltrinelli) che accende qualsiasi avventura individuale e collettiva. Per raggiungere tale obiettivo, imprenditori, starttuper, capitani d’impresa, ma anche diretti collaboratori e dipendenti dovranno impegnarsi al meglio per rendere possibile l’attuazione del sogno, tramutarlo in un progetto capace di camminare con le proprie gambe.
Solo in quest’ottica si potrà scorgere il giusto significato di “responsabilità sociale d’impresa”, altro termine passepartout attualmente molto invocato, ma spesso male interpretato.
Nello spirito olivettiano un’impresa che con trasparenza e correttezza è capace di individuare i canali del suo finanziamento avrà le carte in regola per ritrovare quel legame con il territorio e il contesto degli attori sociali. Nella tessitura di un legame profondo con il corpo vivo della comunità risiede, infatti, l’essenza e la ragion d’essere più profonda dell’impresa e del suo operare, cerchiamo di non dimenticarlo mai se vogliamo ridare ali al nostro sogno di crescita e di progresso.
La crisi economica ha segnato profondamente questo Paese, mortificando anche le migliori risorse nazionali in termini intellettuali e professionali. Come si può arrivare ad una nuova stagione capace di valorizzare le eccellenze italiane?
Bisognerà lavorare sulla propria identità nel mondo globale, per ritessere quelle trame di relazioni e di connessioni senza di cui nessuna finanza d’impresa e nessun piano di sviluppo potranno mai decollare. Le PMI, stanno vivendo una fase di profonda trasformazione, in molti casi non priva di contraccolpi, cadute, fallimenti.
La storia del nostro capitalismo passa dalla sfida di tanti imprenditori, che sono stati protagonisti della ricostruzione nell’immediato dopoguerra, del “miracolo italiano”, della grande espansione degli anni ottanta.
Con l’avvento della Rete e l’arrivo del vento impetuoso di una interminabile crisi si è, però, compreso che bisognava resettare molte cose: assetti, strutture, investimenti, risorse.
Ora potrebbe aprirsi l’interessante opportunità per ridare un nuovo percorso alla storia, ugualmente ricco di affermazioni e conquiste, a patto che prevalga senso di responsabilità e competenza delle classi dirigenti a tutti i livelli della catena del valore. E’ sicuramente questo a mio avviso uno il messaggio che deve arrivare al lettore.
La globalizzazione resta un’opportunità o un fenomeno variegato e contraddittorio con cui si può solo convivere pacificamente?
“Non ci bagniamo mai nella stessa acqua”, ne era consapevole Eraclito di Efeso in quella Grecia che tra il VI e il IV secolo a.C. avrebbe fondato la storia del pensiero occidentale (altra cosa che purtroppo sfugge in questo momento a chi è maggiormente desideroso di espellere la Grecia dall’UE). Il noto frammento di Eraclito vale ancora oggi se si guarda soprattutto alle PMI per cui “Nulla è come prima” ( Sapelli, Quintavalle, ed. Guerini e associati).
Bisogna, questo il dato di fondo, mettere in campo tutte le energie intellettuali, professionali e da non sottovalutare morali per avviare una nuova stagione di crescita che possa vedere al centro le eccellenze di cui l’Italia dispone, che non devono disperdersi, ma piuttosto brillare ancor di più nell’orizzonte variegato della globalizzazione che non è nè buona né cattiva.
Mai sfuggire dal nuovo, confrontati con esso e sappi sfruttarne le opportunità e cautelarti per tempo dalle eventuali minacce. Non ti salvi sconoscendo o evitando un fenomeno.